La preghiera “Padre Nostro” è una delle formule fondanti della religione cattolica. Impartita direttamente da Gesù Cristo secondo due dei Vangeli (quello di Matteo e quello di Luca) durante la sua predicazione, assume il significato ancestrale dell’abbandono a Dio. Figura paterna e materna insieme, nel Padre Nostro è a Lui che si rivolgono direttamente i figli in cerca di guida, ma anche di perdono. Vediamo insieme da dove nasce questa dolcissima preghiera, che puoi portare sempre con te con i gioielli della collezione Era.
La preghiera del Padre Nostro nei Vangeli
Ci sono due diverse occasioni in cui Gesù Cristo recita il Padre Nostro nei Vangeli ufficiali. La prima è quella che viene considerata la più vicina alla preghiera che oggi i fedeli ripetono nelle Messe ufficiali e nei loro momenti di riflessione intima. È raccontata nel Vangelo di Matteo e inserita nel Discorso della Montagna.
Deluso dal fatto che i fedeli abbiano trasformato l’atto della preghiera in una manifestazione esteriore e vuota della fede, Gesù Cristo ridona, attraverso la formula del Padre Nostro, un significato profondo alle invocazioni. Nella sua formula ufficiale, il Padre Nostro è la preghiera dei figli verso il loro Creatore. Amato, rispettato, a Lui i fedeli si rivolgono per invocare perdono per i propri peccati ma anche per chiedere che vengano soddisfatti i loro bisogni fondamentali: quelli fisici e quelli spirituali.
Anche il Vangelo di Luca racconta che Gesù insegnò la preghiera del Padre Nostro, ma in un contesto diverso. È direttamente ai suoi apostoli che il Cristo insegna quella che è considerata la preghiera più diffusa, più intima e personale che i fedeli possano invocare a Dio. Nonostante le due diverse collocazioni, per i cattolici la preghiera del Padre Nostro rimane comunque un insegnamento del Figlio di Dio e come tale un legame indissolubile tra Cielo e Terra, natura umana e natura divina.
Il Padre Nostro in aramaico, le origini più antiche
È inevitabile pensare che i Vangeli, prima delle loro innumerevoli traduzioni, fossero scritti in ebraico antico o in aramaico. Ed è proprio in questa lingua che le preghiere assumono il loro più intimo legame con la Storia e con la religione. Se è vero che Gesù Cristo è una figura centrale della religione cristiana, parte della Santa Trinità, è nel mistero della sua natura contemporaneamente umana e divina che sta il suo fascino.
Così immaginarlo mentre recita, ai fedeli riuniti nel Discorso della Montagna o solo ai suoi apostoli, il Padre Nostro in aramaico è un pensiero romantico. Un uomo che è anche Dio, che insegna agli uomini come rivolgersi al Padre in quella che è la sua lingua corrente. Forse per questo l’idea del Padre Nostro in aramaico ha ispirato poeti, linguisti, teologi e sì, anche gli orafi e gli artigiani di Ellius.
Nell’anello a fascia e nel bracciale rigido il Padre Nostro in aramaico diventa preziosa decorazione esterna mentre la preghiera in italiano, la lingua più vicina al cuore perché è quella in cui effettivamente invochiamo il Padre, si trova al loro interno. Così quelle parole, così dolci ed evocative, hanno una doppia funzione. Poesia e abbandono, decorativismo e spiritualità si fondono in quella che è una vera e propria richiesta di ascolto al Padre Celeste.
Storie e modifiche intorno alla preghiera del Padre Nostro
Come tutto ciò che si trova nella Bibbia, i Vangeli non sono solo testi sacri per i cristiani ma anche opere letterarie che richiamano civiltà perdute. Così nella scrittura del Padre Nostro in aramaico si nascondono prove dell’influenza di civiltà ancora più antiche. Secondo alcuni studiosi della lingua e dei testi sacri dell’antichità, la preghiera del Padre Nostro deriverebbe da un’invocazione ad Amos contenuta nel Libro dei Morti egizio.
In fondo cosa sono le religioni dell’umanità se non un’unica religione? La ricerca di un senso a quello che l’uomo non è riuscito a spiegarsi. Che si sia credenti o meno, l’abbandono a una o più figure onnipotenti ha un valore prezioso nella socialità umana. Non è difficile credere che la versione del Padre Nostro in aramaico si leghi a preghiere più antiche, che Gesù Cristo e i suoi apostoli possono aver sentito in altre formule, in altre versioni.
Tutt’ora la preghiera continua a mutare insieme alla comunità dei fedeli, sempre pronti a lasciarsi guidare dal Padre riconoscendo però a sé stessi la responsabilità delle proprie azioni. Un indizio importante di questo cambiamento è nel Padre Nostro nuovo, la versione che la Chiesa ha ufficialmente scelto di adottare negli ultimi anni. Non più “non indurci in tentazione” ma “non abbandonarci alla tentazione” ripetono i fedeli nel Padre Nostro nuovo. Perché dal Creatore cercano sostegno e supporto, proprio come in una figura genitoriale, ma non vedono più quel Dio punitore che mette alla prova la loro fede. Un Dio che accompagna, perdona, sostiene proprio come un padre.